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Editoria, credito d'imposta rinviatoUna riforma organica del settore, nel segno della continuità, con qualche novità. È la caratteristica del disegno di legge sull'editoria approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Scompare dal testo, rispetto allo schema preliminare, ogni riferimento allo Statuto dell'impresa editoriale, contestato dagli editori. Sia la Fieg sia la Fnsi, in ogni caso, manifestano perplessità. Il presidente della Fieg, Boris Biancheri esprime «insoddisfazione per il rinvio ad altro provvedimento del credito d'imposta per gli investimenti e l'assenza di misure per la nuova occupazione, la multimedialità e la formazione dei giornalisti ». La Federazione della stampa parla di «sottovalutazione dell'emergenza occupazionale in un momento di crisi, riorganizzazione e blocco contrattuale».
Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Ricardo Franco Levi, «la finalità generale è quella di assicurare uno sviluppo dell'editoria all'interno del principio del pluralismo dell'informazione ». Quanto ai tempi, Levi si augura che «entro la metà di settembre il disegno di legge possa iniziare il suo iter presso la commissione cultura della Camera. Questo, dopo aver avuto il via libera dalla conferenza Stato-Regioni e l'ok definitivo del Consiglio dei ministri dopo questo passaggio. Conto, inoltre, su una convergenza bipartisan, come avvenuta nella passata legislatura sul Ddl Bonaiuti (che, ciònonostante, non venne approvato, ndr)». Il provvedimento, diviso in sette capitoli, parte definendo il prodotto e l'attività editoriale. Esclusi i prodotti destinati all'informazione aziendale e quelli discografici e audiovisivi (e un Videoblog giornalistico?, ndr). Al Registro degli operatori di comunicazione, curato dall'Autorità per le comunicazioni, si devono iscrivere anche i soggetti che svolgono attività editoriale su Internet. Il divieto di posizioni dominanti o comunque lesive del pluralismo, prevede che sia l'Autorità per le comunicazioni a individuare i singoli mercati rilevanti che compongono il settore. La valutazione viene effettuata ex post. Al termine sono previste misure di dismissione, sulla falsariga di quelle approvate per la tv con la legge Maccanico del 97, e mai attuate. Restano in vigore gli attuali limiti (ex ante) su tiratura e raccolta pubblicitaria. Novità arrivano sull' intermediazione pubblicitaria, e in particolare quella dei centri media, con regole dirette a dare più trasparenza al mercato. Nella Relazione si dice: «Il 60% del fatturato delle concessionarie dei mezzi stampa transita attraverso 10-11 centri media. La tendenza in atto alla loro concentrazione rischia di consegnare totalmente le concessionarie, e con loro gli editori, nelle mani di pochi in-terlocutori ». Gli intermediari non potranno ricevere corrispettivi da soggetti diversi dal committente per il quale acquistano spazi pubblicitari. Il terzo "capitolo" riguarda le misure di sostegno alle imprese. Restano dirette, a favore di determinate tipologie, e indirette. Quelle dirette ai giornali di partito, Internet compresa, dovranno riguardaresolo testate espressioni di forze politiche che abbiano il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o almeno due rappresentanti nel Parlamento europeo. Alcune norme cercano di limitare l'accesso ai contributi (diffusione minima, rapporto tra costi e pubblicità, freno alle vendite in blocco). Il contributo indiretto per agevolare la spedizione di quotidiani, periodici e libri sarà trasformato in credito d'imposta, pari al 50% della spesa sostenuta, con un tetto annuo complessivo di 160 milioni nel 2011, rispetto agli attuali 200, rimandando a un decreto da adottarsi entro sei mesi le modalità di attuazione. Un decreto legislativo dovrà emanarlo entro tre mesi il Governo per riordinare gli incentivi alle imprese. Si delega il Governo, infine, ad emanare entro un anno il Testo unico sull'editoria. Fonte |
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