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I parlamentari italiani sono lo specchio della società�Intervista al sen. Carlo Vizzini
La decadenza dei costumi ha investito le stanze del Parlamento e le suite di celebri alberghi della Capitale. Sarebbe quindi interessante sapere e capire cosa ne pensano gli stessi esponenti della casta. intervista di Angela Allegria In un periodo in cui tutto viene messo in discussione e in cui gli scandali coinvolgono sempre più gli esponenti del mondo della politica, ci si ferma a riflettere sull’etica della res publica e dell’homo publicus. La decadenza dei costumi ha investito le stanze del Parlamento e le suite di celebri alberghi della Capitale. Sarebbe quindi interessante sapere e capire cosa ne pensano gli stessi esponenti della “casta”. Il Senatore Carlo Vizzini, eletto a Palermo tra le fila di Forza Italia, nella sua carriera politica si è distinto per la sua trasparenza sia in politica sia nei comportamenti quotidiani D: L’argomento del giorno è senz’altro la vicenda Previti. L’On. per evitare la decadenza gioca d’anticipo e ha chiesto le dimissioni ribadendo ancora una volta la propria innocenza ed affermando: lascio per difendere il Parlamento. Quale opinione si è fatto su questa storia? R: Io non sono abituato a commentare le sentenze. Dal punto di vista politico-parlamentare si è scritta una brutta pagina della storia della Repubblica. Cesare Previti per non stabilire un precedente con un gesto di alto livello ha offerto le proprie dimissioni. Ancora una volta giustizia e politica non sono riuscite a mescolarsi. D: Non è un buon periodo per voi politici, la condanna di Previti, lo scandalo dell’On Mele, l’abuso del Sen. Selva. Non si sta esagerando? R: I parlamentari sono lo specchio della società. Se non fosse così sarebbe tutto falsato. Noi dobbiamo saper essere i garanti della privacy affinché questa abbia valore e credo che non debba essere invocata per nascondere vicende personali. D: Spostiamo l’attenzione dai politici alla politica dei nostri giorni. Esiste qualche provvedimento, disegno di legge o legge presentato dal Governo Prodi che lei condivide? R: Francamente No. Ritengo che questo sia un governo forte con i deboli e debole con i forti. Quello che più mi disturba è l’idea di partenza dell’attuale governo di considerare errato tutto l’operato della precedente legislatura. Le democrazie impostate in tal maniera non possono funzionare, in una democrazia dell’alternanza l’azione di governo è una tela di Penelope. Ancora una volta bisogna volgere lo sguardo all’estero ed imparare. Le altre democrazie europee si comportano in maniera diversa. Da noi si è sempre preferito il cartello eletto.rale alla politica vera e propria. In Germania Angela Merkel ha lanciato la formula dell’unità nazionale, Sarkozy ha costituito il proprio governo chiamando esponenti socialisti. In Italia tutto ciò non è possibile. Questo governo ha sospeso i progetti per il Sud intraprese dal Governo Berlusconi. I progetti infrastrutturali come il Ponte di Messina sono stati bloccati sul nascere distruggendo il corridoio Palermo- Berlino. Le iniziative sull’alta velocità, la progettazione dei rigassificatori e dei termovalorizzatori, il riconoscimento dei debiti dello Stato intrapresi dal governo precedente sono stati tutti bocciati. E’ un governo che sta facendo pagare alla Sicilia lo scotto di non aver ricevuto consensi rilevanti.Alcuni punti di incontro si trovano però, abbiamo votato insieme la legge costitutiva della commissione antimafia, mi auguro di votare insieme le regole del gioco. D: Una nuova legge eletto.rale potrebbe essere il rimedio al proliferare dei partiti politici che hanno generato l’attuale situazione di stallo? R: Nel breve periodo bastano degli aggiustamenti dell’attuale legge eletto.rale. Io personalmente avrei nuovamente ripristinato il sistema delle preferenze perché il cittadino deve sapere il rappresentante che ha votato. D’altra parte però comprendo che il voto di preferenza potrebbe innescare dei loschi meccanismi tra la criminalità e il mondo politico. Io ritengo che noi potremmo tornare al modello italiano in cui i protagonisti della scena politica sono i cattolici democratici, i riformisti e i laici minori, il modello sul quale si è fondata la nostra Democrazia. Alla fine della prima guerra mondiale in tutta Europa si scontravano i popolari contro i democratici e per una tacita convenzione in Italia si ebbe il lascito del PCI . Il partito risentiva notevolmente delle radici estreme tanto che Nenni quando capì realmente cos’era il comunismo restituì il Premio Stalin e si impegnò a costituire il Partito Social Democratico. Anche oggi gli estremismi devono combattersi e non ho nessun problema ad affermare che devono essere tagliati fuori. Di fatto il proliferare dei partiti ha soltanto complicato la situazione, durante la prima repubblica furono biasimati perché erano diventati essi stessi istituzioni. Oggi hanno ripreso i vizi ben strutturati dei vecchi con la leadership odierna. Credo che oggi le regole dei partiti siano molto aleatorie tanto che considero molto più rigoroso un regolamento interno di un Club. Si dovrebbero redigere degli statuti che garantiscano tutti e che abbiano una propria forza. Noi ce ne siamo dati uno nuovo radicando ulteriormente il partito agli ideali popolari. D: Come immagina il futuro della politica italiana? R: Se dovessi pensare al futuro farei un salto! Punterei ovviamente sui giovani, come peraltro faccio. Il compito di un politico è di tramandare ciò che ha ricevuto. Una frase che dico sempre è questa: Io non vedo ancora la sera ma so che non è lontana. Per tale motivo punto molto sulle capacità dei miei ragazzi anche se, devo ammettere che, spesso l’edonismo eletto.rale porta a puntare più su un cinquantenne con 2000 voti piuttosto che su un giovane. D:Alle amministrative di Palermo lei ha appoggiato il Sindaco Diego Cammarata. Una tornata eletto.rale connotata da brogli e da aspre polemiche discusse animosamente da Leoluca Orlando. R: Secondo me Orlando era troppo sicuro di vincere, il lunedì dello spoglio eletto.rale mi sembrava un bambino al quale avevano rubato la marmellata. Ha fatto certamente bene a chiedere chiarezza sulla vicenda ora però aspetti il risultato e poi ne tragga le conclusioni. Certo gli sono mancati 4000 mila voti non delle sciocchezze. Io lo stimo tanto, abbiamo condotto insieme tante battaglie ma lo considero più un uomo del dire piuttosto che del fare. Cammarata invece punta dritto ai fatti. D: In che modo le piacerebbe concludere la sua esperienza politica? R: Mi piacerebbe tanto diventare il Sindaco della mia amata Palermo. Non nascondo che per me sarebbe un grande onore servire la mia città e i miei concittadini. Fonte |
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