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Old 02-14-2007, 01:42 AM
dave.heat dave.heat is offline
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Foto sui siti italiani e diritti, la parola alla SIAE


Roma - Si è alzata molta polvere sul caso del sito homolaicus.com a cui la SIAE ha richiesto il pagamento di una certa somma per l'esposizione, sulle proprie pagine didattiche, di materiale tutelato dal diritto d'autore. Un caso tirato fuori da Punto Informatico, ripreso poi da L'Espresso e divenuto oggetto di una ormai celebre petizione web nonché di interrogazioni parlamentari. Proprio a Punto Informatico, dunque, la SIAE ha deciso di affidare un set di domande realizzate prendendo spunto dalle polemiche di questi giorni e le risposte del direttore della sezione delle opere letterarie e arti figurative (OLAF) Luigi Cecere.

"D: Perché la SIAE ha inviato una lettera minatoria ad un sito amatoriale, non commerciale che riproduceva quadri di Matisse, Kandinskj, Picasso ecc a scopo didattico, imponendogli dopo molti anni di pagare i diritti?
R: La lettera non era minatoria. Ricordava un principio essenziale: il lavoro altrui (l'utilizzo d'una canzone,d'un testo, d'un quadro o opera visiva tutelati ecc) va rispettato. E quindi i diritti d'autore vanno corrisposti. Questo è l'impegno che la SIAE prende con i propri aderenti e cioè con migliaia di musicisti, scrittori, autori cinematografici e teatrali, artisti visivi. La SIAE poi lavora in reciprocità con le altre Società d'autori, tutelando, per reciprocità tutti i repertori.

D: Ma scusi, il sito a cui volete far pagare il diritto d'autore è un sito didattico, gratuito non commerciale, che non chiede alcun pagamento di abbonamenti o altro
R: Intanto il sito in questione, homolaicus, presenta pubblicità. C'è anche una sezione speciale con annunci del tipo Incontriamoci; scegli la persona giusta, Gli alberghi della Riviera romagnola (qui sfugge il nesso con Matisse a meno che non si pensi ad una raffinata analogia con la Costa Azzurra); l'appetitoso invito d'un noto salumificio. E la pubblicità è una fonte d'incasso. Anche le Tv Mediaset sono gratuite perché non si paga il canone, ma ricavano introiti dalla pubblicità. La presenza pubblicitaria le qualifica come commerciali. La stessa cosa per tutti i siti internet che si alimentano con la presenza pubblicitaria.

D: Ma è un sito didattico. Così si strozza la diffusione della cultura
R: Se pubblico un libro con decine d'immagini tutelate, il diritto d''autore va corrisposto o no? Se il libro è distribuito gratuitamente da una nota marca di automobili, che lo fa per diffondere la cultura, gli autori che vengono utilizzati vanno remunerati o no? Aggiungo che gli editori scolastici pagano regolarmente, per i loro libri didattici sia pure con tariffe agevolate, il diritto d'autore. Anche in questo caso la SIAE ha applicato tariffe ridotte, in considerazione dell'uso culturale.

D: Ma la legge non prevede che in certi casi, si possano utilizzare liberamente le opere (letterarie, musicali ecc.) tutelate?
R: Sì, ma per ciò che riguarda brani staccati o citazioni e per una circolazione ristretta. Per esempio, un sito internet è diverso da un sito intranet. Insomma non si può aprire un sito internet, che so sul teatro italiano, e diffondere gratuitamente tutte le opere per es. di Eduardo De Filippo e dire che lo si fa per diffondere la cultura teatrale.

D: Ma perché la SIAE s'è svegliata adesso e se la piglia con i privati?
R: La SIAE non si è svegliata adesso, ma opera da anni verifiche e monitoraggi sull'utilizzo delle opere che le sono state affidate in tutela. È uno suo preciso dovere nei confronti dei propri iscritti. In quanto a pubblico e privato, il principio è sempre lo stesso e giustamente viene applicato a tutti coloro che utilizzano opere tutelate.

D: Ma il sito faceva anche un uso parziale delle immagini...
R: Infatti le manipolava. Contravvenendo a un diritto elementare degli artisti e degli autori: il diritto morale a non vedere modificata o utilizzata senza autorizzazione la propria opera. Pensate a Picasso fatto puzzle, a Matisse con colori diversi o a quelli che pretendono di abbinare per es. un quadro di Guttuso a Mein Kampf di Hitler o a una serie di annunci erotici. Che conta? Che vuole Guttuso? E che pretende la SIAE? Internet è libero e diffondo la cultura perché quel tale abbinamento mi piace, quel quadro ci sta bene col nazismo o con i cuori solitari in ansia d'un incontro fatale.
Sono moltissimi gli autori viventi o i loro eredi, le fondazioni che rifiutano una certa catalogazione delle loro opere, certi abbinamenti o anche la qualità tecnica delle riproduzioni.

D: Ma il titolare del sito sostiene di far critica, di unire alle immagini ipertesti su artisti contemporanei o scomparsi da poco
R: Di nuovo, diritti morali e non solo. Per es. mi faccio un sito dove riproduco in tempo reale i film in circolazione e ci collego un ipertesto di lettura critica, così aiuto i film in questione: una filantropia esiziale a "scopo didattico".

D: E che ne dice di chi fa cultura senza scopo di lucro?
R: Intanto bisogna verificare se lo scopo di lucro, anche indiretto, non esiste davvero. Per esempio: concerto gratuito, pagato dallo sponsor, nel senso che lo sponsor paga i tecnici, gli strumentisti, il personale ecc. È gratuito quindi non pago il diritto d'autore perché non ci sono i biglietti? Oppure anche gli autori delle opere eseguite hanno diritto alla loro remunerazione? Su quel palco (pagato), gli strumentisti (pagati) accompagnano un cantante (pagato) che esegue canzoni (non pagate). È chiaro che anche la canzoni eseguite andranno remunerate. Se mi approprio di cento biglietti cinematografici, senza pagarli, e li regalo ai miei amici perché si acculturino siccome non c'è scopo di lucro perché devo pagare i diritti?
Quando utilizzo il lavoro di un altro, qualsiasi sia lo scopo, questo lavoro va onorato e rispettato. Alla radio, alla televisione e su internet."

fonteunto-informatico.it

Lascio a voi i commenti va..
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Old 02-15-2007, 12:08 PM
dave.heat dave.heat is offline
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replica (sempre da punto-informatico):

Cesena - È singolare che la SIAE dica, in via preliminare, che chiunque in rete deve pagare i diritti d'autore agli artisti protetti, a prescindere dal carattere lucrativo del proprio sito, e poi, per giustificare i propri "diritti", si appelli al fatto che anche i siti didattici contengono aspetti commerciali attraverso i banner.

Questo sta semplicemente a significare che la SIAE sa bene d'aver iniziato a comportarsi in rete in maniera del tutto anomala e che, nel contempo, per poter applicare al web le stesse regole della vita reale, deve necessariamente sostenere la presenza di un carattere "lucrativo" nei siti didattici.

Le affermazioni relative alle pubblicità presenti nel sito homolaicus.com denotano solo una profonda incomprensione di come funzioni il web. Le uniche inserzioni che in Homolaicus rendono un minimo sono quelle di Google (i cui contenuti sono contestuali agli argomenti trattati), le altre sono tutte a scopo gratuito o di scambio banner o di pari reciprocità e visibilità, o comunque tali da non giustificare affatto alcun carattere commerciale del sito. E lo posso dimostrare in qualunque maniera.

Si dirà che la SIAE non può sapere se da un circuito banner il webmaster ricava o no qualcosa. Ma a noi docenti quando mai è stato detto che un semplice circuito banner trasforma, eo ipso, un sito da didattico a commerciale?

La SIAE è in rete da un decennio, esattamente come i docenti, e non s'è mai comportata così nei nostri confronti. Noi siamo funzionari pubblici, dipendenti di un Ministero, svolgiamo un ruolo socialmente rilevante, tutelato dalla Costituzione (non è forse anche dalla formazione che dipende il destino di un paese?). È da quando è nato il web che agiamo per il bene della didattica e della cultura e quindi anche dell'arte: fino adesso ci siamo limitati a citare le fonti e a scambiarci gratuitamente i materiali. Chi autorizza la SIAE a impedirci dal continuare in questa maniera?

Noi docenti non abbiamo ricevuto disposizioni in merito dal nostro Ministro. Chiediamo anzi che intervenga con un provvedimento urgente e ci dica come comportarci. La SIAE ha 80.000 artisti da tutelare, ma noi abbiamo milioni di mega da controllare.

La SIAE avrebbe dovuto dare comunicazione in una conferenza stampa che aveva intenzione di interpretare la legge 633/1941 in maniera restrittiva per il web didattico e culturale e che, dopo un certo periodo di tempo, si sarebbe comportata in maniera conseguente. Tutto il detto web si sarebbe certamente messo in regola: non a caso nelle interrogazioni parlamentari è stata chiesta una moratoria.

Colpire così proditoriamente i docenti, senza alcun preavviso, mettendoli in una condizione peggiore di quegli studenti che fanno pirateria informatica e che facendola privatamente e senza scopo di lucro, non vengono sanzionati, è stata un'azione a dir poco inqualificabile. Peraltro nel sito della SIAE, per andare a recuperare il file pdf (non esiste neppure un motore di ricerca interno) degli autori protetti, bisogna fare i salti mortali. Non hanno neppure pensato di metterlo nella home page.

Grave comunque resta l'affermazione secondo cui tutti i siti che presentano inserzioni commerciali sono commerciali. Gli ad-sense di Google si trovano su qualunque sito, ma non per questo ogni sito è dotato di p. iva, è iscritto al registro delle imprese, tiene una contabilità... Non riuscire a capire questa cosa è singolare per una Società che dispone del proprio dominio dal 1997.

Che cos'è che qualifica come "commerciale" un sito? Il fatto di vendere beni o servizi, materiali o immateriali, il fatto di avere un carrello, di fare ecommerce o business to business, nonché il fatto di poter fare tutto questo secondo le regole giuridiche previste dalla legge. Homolaicus non fa e non potrebbe fare nulla di tutto questo. Tant'è che la stessa SIAE è costretta a dire che nei miei confronti è stata indotta ad applicare "tariffe ridotte, in considerazione dell'uso culturale". Il che in sostanza vuol dire che per la SIAE tutti i siti, solo per il fatto di utilizzare immagini protette, diventano siti "commerciali" e che solo in subordine, in ragione dei loro contenuti culturali, possono beneficiare di sconti.

Di qui l'improprietà dell'esempio addotto per giustificare la riscossione dei diritti d'autore: "Se pubblico un libro con decine d'immagini tutelate, il diritto d''autore va corrisposto o no?". Homolaicus non è un editore che pubblica libri con immagini tutelate. Quando "pubblica" qualcosa non lo fa come "editore", a meno che per la SIAE non valga l'assunto, del tutto arbitrario, che qualunque webmaster sia ipso facto un editore. Tutti i testi di Homolaicus sono originali e riproducibili in forma gratuita, oppure sono stati presi dalla rete in quella forma che gli americani chiamano "as is", cioè "qua talis", e se a volte vi sono state lacune nella individuazione della fonte, la cosa s'è sempre risolta amichevolmente coi diretti interessati.

Non ha poi alcun senso tecnico sostenere che le immagini usate in un sito web siano una riproduzione fedele dell'originale, quando tutti sanno che il formato jpeg è quanto di più precario si possa pensare a tale scopo, al punto che nessun "editore" si sognerebbe mai di utilizzare le immagini di un ipertesto per farci un libro o un poster o una locandina. Le immagini che ho usato io sono tutte a bassa risoluzione e inutilizzabili persino per uno screensaver.

Ma ciò che più mi mortifica come uomo, come insegnante, come operatore culturale, come amante dell'arte in generale non è tutto questo: è piuttosto il fatto che si insista nel dire che mettendo nel circuito banner cose non attinenti all'arte io violo la dignità morale degli artisti.

Su questo vorrei precisare alcune cose per me molto importanti e facilmente dimostrabili: tutti gli ipertesti rimossi contenevano esclusivamente gli ad-sense di Google (non mi sarei sognato neanche lontanamente di associare - come dice il responsabile dell'Uff. Arti Figurative - "gli alberghi della Riviera romagnola" con "Matisse": frasi di questo e altro genere presenti nell'intervista non potranno certo cadere nel vuoto). Il circuito banner appare in tutte le sezioni principali del sito, che è di tipo "generalista".

In secondo luogo l'immagine di Picasso usata nel puzzle non è stata affatto scomposta o manipolata: le tessere che si vedono sono semplicemente un effetto ottico dell'applicativo in java. E in ogni caso anche se l'avessi scomposta non può certo essere la Siae, che è società privata commerciale, a dire che quel puzzle viola la dignità morale di Picasso. Dov'è quel critico d'arte che direbbe la stessa cosa?

In terzo luogo voglio dire che un docente dovrebbe sentirsi libero di apporre cerchi quadrati linee su un dipinto per poterlo meglio interpretare. Se tale azione didattica fosse del tutto immorale, andrebbe considerata tale anche dopo aver pagato i diritti patrimoniali e non la si dovrebbe neppure vedere nei manuali scolastici.

In quarto luogo debbo dire che la SIAE non può chiedere ai docenti di disinteressarsi dell'arte degli ultimi 70 anni o di farci pagare i diritti sopra, come se dall'affronto critico di quell'arte essi dovessero ricavarci chissà quali interessi personali. In realtà il nostro lavoro è quello di esaltare il genio creativo degli artisti e quindi, indirettamente, inevitabilmente, di incrementare, a titolo gratuito, i loro diritti patrimoniali e dei loro eredi.

Lo sanno gli eredi di Picasso, Kandinsky, Klee, Matisse, Marinetti, Balla, Severini, Braque, Cangiullo, Carrà che, obbligandomi a rimuovere 70 mega di materiali dedicati a loro, la Siae ha danneggiato gravemente i loro interessi? Davvero questi eredi avrebbero preferito che avessi messo tutto in un'area riservata? E per quale ragione un giornalista che avesse fatto la stessa cosa non avrebbe pagato nulla alla SIAE, in virtù del suo diritto di cronaca?

Enrico Galavotti
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  #3  
Old 11-07-2007, 05:29 PM
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P2PTV?...incomincia da qua.
Perché non continuar così...e poi magari registrare?
Se hai domande...te lo cerco io
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