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Petizione SOUND COPYRIGHT per un Copyright sensatoLe registrazioni di interpretazioni di un qualunque brano musicale sono opere protette su cui attualmente l'interprete conserva copyright (royalty di esecuzione, registrazione) per 50 anni dalla data di registrazione. Dopo questo periodo la registrazione diviene di Pubblico Dominio. Attenzione: non parliamo dei diritti d'autore sull'opera originaria, da parte di chi l'ha composta. Ma dei diritti di chi interpreta quell'opera, la esegue registrando la sua interpretazione.
Il Parlamento Europeo sta studiando una proposta per estendere questa protezione fino a 95 anni. La spiegazione ufficiale è che gli interpreti non sono sufficientemente tutelati dagli attuati 50 anni. Occorre opporsi a questa proposta perché estendere tale diritti significa privare l'umanità (un numero grandissimo di persone) della possibilità di accedere liberamente e legalmente ad opere registrate molti decenni fa e che spesso rischiano di cadere completamente nell'oblio o di andare perse. Occorre opporsi perché ancora una volta si discute di estendere privilegi a beneficio di pochi a danno di molti minimizzando il bene complessivo. P2P Forum Italia aderisce, insieme ad EFF ed Openrightsgroup.org, all'iniziativa di sensibilizzazione http://www.soundcopyright.eu/ e vi invita a firmare la petizione per impedire l'innalzamento a 95 anni dei diritti di registrazione. Il caso I diritti d'autore per Compositori e Parolieri durano per 70 anni dopo la morte dell'artista. Ma c'è una protezione anche per l'artista che esegue un brano davanti a un registratore, senza essere né il compositore della musica né l'autore dei testi. Sono le famose royalties, il "diritto di performance". E durano 50 anni. Quando si "pagano i diritti" su un brano musicale, la cifra và divisa fra autore, paroliere e performer (esecutore). Ma il "diritto di registrazione" incide anche su brani musicali "liberi": non importa se il compositore è defunto da oltre 70 anni, l'esecutore continua ad avere un diritto sulla propria performance registrata, e quindi "mette il lucchetto" del Copyright per altri 50 anni anche su musica che altrimenti sarebbe libera e fruibile. E' da notare che negli Stati Uniti gli anni di durata della protezione da royalties sono 95, e non 50 come praticamente in tutto il resto del mondo. LA POSTA IN GIOCO Dato che le tecniche di registrazione "moderne" e molti brani ben conservati sono degli anni 50-60, ne consegue che praticamente ad oggi non ci siano ancora registrazioni in Pubblico Dominio. Ma siamo prossimi alla scadenza! Proprio così. A breve scadranno i diritti su moltissime registrazioni che cominceranno sistematicamente a "cadere nelle mani" dell'umanità, diventeranno liberamente disponibili per biblioteche, scuole, Internet, voi ed i vostri figli. E' alla luce di questi fatti che occorre leggere l'offensiva delle Majors che chiedono all'Unione Europea il raddoppio del periodo di "sequestrabilità". Puntualissimi, come sempre. E' doveroso ricordare che stiamo parlando di incisioni che non solo devono aver superato i 50 anni dalla data di incisione, ma che devono anche avere un compositore (e paroliere) morto da più di 70 anni. Quante potranno essere queste incisioni? Tante!! Musica classica a pacchi, tutte le incisioni di "traditional", musica folk e popolare, autori/parolieri anonimi, Jazz, Rock 'n' Roll (sempre europei, ricordiamocelo, ma anche esecutori americani che hanno inciso per etichette europee). Sono tutte opere disponibili a essere liberamente ascoltate, trasmesse, remixate, conservate, restaurate, copiate, "digitally remastered" e ripubblicate ad opera di appassionati, Fondazioni, Istituzioni pubbliche e private, Onlus ed associazioni varie quando saranno divenute di pubblico dominio. LE MOTIVAZIONI DEL COMMISSARIO UE E così, applaudito da IFPI e compagnia cantante (pubblicante?), ecco che il solerte Charlie McCreevy, membro della Commissione EU per il Mercato Interno, lancia la sua bomba: raddoppiare la durata del "diritto di incisione" (50 -> 95 anni). Lui è preoccupato per le migliaia di artisti poveri e squattrinati che per sopravvivere fanno affidamento solo sulle royalties. Musicisti "di sala", turnisti. I "peones" della musica, che si vedrebbero scadere la magra pensione proprio sulla soglia dei 70, 80 anni (calcolando che la prima incisione da professionisti la avranno fatta tra i 20 e i 30 anni + 50 di royalties) La proposta è piena di altre buone e pie intenzioni:
La prima e fondamentale obiezione è molto semplice. Il copyright è un contratto. Un contratto fra l'artista e uno Stato dove, nel caso delle royalties da performance, c'è scritto: per 50 anni hai diritto a far soldi con questa registrazione, io Stato proteggerò questo diritto. Trascorsi i 50 anni tu restituirai questa registrazione alla collettività (collettività che, se io Stato non ti garantissi questo monopolio 50ennale, si approprierebbe e godrebbe di questa registrazione fin da oggi stesso) Bene: i 50 anni sono trascorsi, tu artista hai usufruito della TUA parte del contratto, hai fatto soldi, hai avuto protezione legale (e anche giudiziaria), io Stato ho onorato il contratto. Ora tocca a te, artista, onorarlo: restituisci al mondo quella registrazione. La risposta: "No. Voglio ridiscutere il contratto." Un po troppo comodo, no? Casomai dovevi discuterlo meglio 50 anni fa prima di firmarlo.. Cita:APPROFONDIMENTO Ma il problema non sono gli artisti. (Anche se molti appena sentono odore di soldi, la giugulare dei loro fan la addentano volentieri...) il problema è che la visione di McGreedy, del povero artista in miseria che si vede troncata la pensione a 70-80 anni, è falsa. Se un artista smette di percepire royalties a 70anni è perché ha inciso l'ultimo pezzo della sua carriera artistica a 20 anni. Potranno sì esistere esecutori che nella loro vita hanno fatto solo una "hit", a 20 anni... ma se è così (e se quell'unica hit gli ha permesso di campare 50 anni senza altre fonti di reddito) diciamo che il loro contributo sociale e culturale alla conoscenza e innovazione è stato piuttosto limitato e molto ben remunerato! In realtà, siccome questo diritto di registrazione si può cedere (alle Case, alla Produzione, ovviamente), chi ha davvero interesse all'estensione della durata, a segretare per altri 45 anni il patrimonio culturale, sono "i soliti noti": le nostre care amiche Majors Al di là dell'aspetto contrattuale la seconda obiezione è che la questione dell'estensione dei copyright di registrazione era già stata sollevata e confutata autorevolmente.[list][*]in Inghilterra nel 2006 ci fu una massiccia campagna di "lobbying" per l'estensione a 95 anni del diritto di registrazione, portata avanti da IFPI e PBI (la IFPI inglese) con la parteciazione di "poveri" artisti come Roger Daltrey (the Who), Ian Anderson (Jethro Tull), Cliff Richards e (toh, chi si vede) Bono. Il Cancelliere dello Scacchiere commissionò uno studio a un "panel" di esperti (presieduto da A.Gowers, un giornalista del Financial Times).[*]La Gowers Review che ne risultò, fu un documento imponente sulla Proprietà Intellettuale. In particolare rispondeva alla specifica questione dell'estensione del diritto bollandola come controproducente per lo sviluppo del mercato musicale Il Governo inglese, inizialmente favorevole all'estensione a 95 anni, riceve questi documenti e nel 2007 la boccia. Il Commissario Europeo, così attento a "sentire le parti interessate" avrebbe come minimo dovuto spiegare come mai la decisione così ponderata di uno dei paesi membri dell'EU sulla materia che lui sta trattando, meritava di essere ignorata.[/url] Cita:Approfondimento La Gowers Review non è solo un documento che dice "qualcosa di diverso" da quello che dicono IFPI e McGreedy. E' una approfondita analisi in generale della interrelazione fra economia e proprietà intellettuale. Solo la "Call of Evidence" [medesimo link della Review] sono 500 risposte argomentate di aziende e privati (molte sopra le 100 pagg, tutte pubblicate in pdf... una trasparenza che vorremmo vedere anche negli studi che le Majors ci propinano) preliminari alla stesura dello studio. La Gowers Review ha due "sottoprodotti" [stessa pag. già linkata]:
LA CAMPAGNA "SOUND COPYRIGHT" Sound, in inglese, vuol dire sia suono che in salute, sano di mente. Quindi "Sound Copyrights" è un gioco di parole che significa sia "Copyrights sonori" che "Copyright sensati". E' una campagna lanciata dalla ORG (Open Rights Group), un'organizzazione inglese dedita alla difesa dei diritti dei "cittadini digitali". Campagna sulla quale è in "venture" con la EFF (Electronic Frontieer Foundation - sez. europea), che lotta per i diritti nella "frontiera elettronica" dal 1990. Dall'articolo dell'articolo della EFF: Le dichiarazioni di McCreevy possono aver dato l'impressione che [la proposta di estensione a 95 anni] sia cosa fatta, e di aver predisposto la direttiva dopo aver sentito tutte le parti interessate. Svariate inesattezze. Primo: deve ancora convincere i suoi Colleghi nella Commissione, e poi il Parlamento Europeo. Secondo: i fatti gli danno torto: studi indipendenti, opinioni di esperti di Copyright, economisti, dicono che da questa proposta ne verrebbero pochi vantaggi aggiuntivi per gli artisti, ma invece un grande danno in termini di spoliazione del patrimonio creativo disponibile (nel Pubblico Dominio). Terzo: non solo ha "scartato" le opinioni scomode, ma tra le "figure chiave" ascoltate non eravate compresi VOI, i fruitori. E' partita dunque la campagna d'opinione contro il "Piano McGreevy". Per sensibilizzare i parlamentari EU su quanto sia sbagliata l'estensione della durata del copyright in termini di innovazione e di futuro della musica. Sound Copyright.eu è il sito della Campagna Articolo realizzato in collaborazione con Makko per www.p2pforum.it
Rilasciato con licenza: Creative Commons: Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Generico Modalità di attribuzione paternità: collegamento all'originale Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons Grazie a www.p2pforum.it |
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Questa me l'ero persa ... quanto prima avranno la mia firma ...
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