GENOVA - A conclusione delle indagini sul DSSA (Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo), l'associazione costituita come un servizio segreto parallelo che aveva tra i suoi affiliati anche appartenenti alle vere forze di polizia, il pm genovese Francesca Nanni ha inviato 21 avvisi di fine indagine ad altrettanti indagati tra i quali Gaetano Saya, 51 anni e Riccardo Sindoca, 49 anni, direttore e vicedirettore della struttura. Le ipotesi di reato per tutti sono di associazione per delinquere finalizzata a usurpazione di funzioni e, a vario titolo, rivelazioni di segreti d'ufficio e illecito uso di dati riservati tratti dalle banche dati del ministero degli Interni.
Dei 21 indagati circa la metà appartiene alle forze di polizia (polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria). Tra questi figura anche Salvatore Costanzo, sostituto commissario di polizia in quiescenza al quale viene contestato di avere, in concorso con Sindoca, fatto uso di informazioni riservate consultanDo il centro elaborazioni dati del ministero, di avere fatto pedinamenti e per avere usurpato le funzioni pubbliche della polizia giudiziaria. Costanzo, tra l' altro, era stato arrestato a Magenta (Milano) nel luglio 2005 per detenzione di armi. Il DSSA, operativo dal marzo 2004, nacque - ha ricostruito il pm Francesca Nanni - a seguito del sanguinoso attentato islamico nelle stazioni ferroviarie di Madrid, con finalità di monitoraggio e contrasto al terrorismo. Le indagini furono condotte dalla Digos genovese che, nel luglio 2005, compì perquisizioni in diverse città italiane. Furono trovate moltissime carte e 'gadget' come le false palette della polizia (molto simili a quelle vere), i distintivi, le sirene, le placche di riconoscimento e persino gli 'encomi solenni' conferiti agli affiliati del DSSA distintisi per meriti di servizio. Furono notificati gli ordini di carcerazione domiciliare a Saya e Sindoca. In Procura si sottolineò all'epoca che "le forze di polizia istituzionali non erano assolutamente a conoscenza dell' attività dell' organizzazione del DSSA".
La sede legale del DSSA era a Roma ma risultò che, di fatto, l' attività si svolgeva in particolar modo a Firenze e a Milano. Alla sua scoperta gli agenti della Digos di Genova giunsero attraverso gli accertamenti compiuti dopo la morte di Fabrizio Quattrocchi, il body guard genovese ucciso in Iraq e che un settimanale web aveva indicato come appartenente al DSSA, circostanza che, però, fu smentita dagli inquirenti. Gli scopi dell' organizzazione erano quelli propri delle forze dell' ordine, cioé la prevenzione e la sicurezza, la ricerca di latitanti ma particolare riguardo era rivolto alla lotta contro il terrorismo islamico. Tra le contestazioni mosse a Saya e Sindoca, in concorso con altri indagati, vi è quella di essersi impegnati per organizzare il Dipartimento ed accreditarlo presso istituzioni nazionali ed estere per ottenere finanziamenti economici e di avere compiuto sopralluoghi e riprese fotografiche presso una sala di preghiera ad Abbiategrasso e all' aeroporto di Milano-Linate. Il loro scopo era quello di raccogliere informazioni sulla presunta presenza di cellule terroriste in Lombardia e su eventuali carenze di dispositivi di sicurezza presso lo scalo aereo; inoltre di raccogliere informazioni su un possibile attentato a Milano in occasione dell' Epifania. Secondo l' accusa alcuni degli indagati avrebbero svolto indagini sulla presenza in Italia di alcuni gruppi terroristi organizzati in cellule e accertamenti su cittadini stranieri di religione islamica in visita a parenti nel carcere di Rebibbia.
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