Marcus..onestamente non lo conscevo..al classico non l'ho studiato..
Comunque ottima segnalzione..sivori..
mi hai costretto a fare una piccola ricerca...e a leggere un pò di cose
Posto quello che ho trovato di attinenete (la prossima volta posta tu direttamente..una sintesi per sprovveduti come me..
![Big Grin](https://www.coolstreaming.us/forum/images/smilies/biggrin.gif)
)
Nell'opera,
L'uomo a una dimensione , Marcuse nutre minori speranze in una possibilità di liberazione, perché la società industriale avanzata appare totalitaria, unidimensionale .
Nella stessa tecnologia, egli riconosce uno strumento per istituire nuove forme di controllo e di coesione sociale, piacevoli e quindi più efficaci. Questo vuol dire che è proprio l'innalzamento del tenore di vita, dovuto ai progressi tecnici raggiunti nella società opulenta, a diventare veicolo di repressione: esso, infatti, genera il bisogno ossessivo di produrre e consumare lo spreco e ottunde la capacità di resistenza e di opposizione al sistema.
....Una società, quindi, senza vera opposizione e senza libertà, come suona già l'inizio dell'opera :
" Una confortevole levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico".
...Il vero paradosso è che proprio quest'opera, che preclude così drasticamente ogni possibilità di cambiamento e di opposizione, divenne il vademecum dei rivoluzionari del '68.
....Ma la plumbea atmosfera attribuita alla società tecnologica, descritta così efficacemente ne L'uomo a una dimensione, apparve essere dipinta a tinte troppo fosche, e svanì ben presto: quell'analisi non poteva reggere né ad esami più rigorosi né alla prova dei fatti. Fu lo stesso Marcuse ad accorgersene nelle opere successive (soprattutto nel Saggio sulla liberazione del 1969) allorché manifestò nuova fiducia nell'utopia di una società liberata. Una frase significativa, su cui grava chiaramente il peso delle tante obiezioni rivoltegli, esprime un nuovo modo di concepire la società tecnologica, ed è rivelatrice di un grande mutamento di prospettive:
"E' ancora il caso di sottolineare che non sono la tecnologia, né la tecnica, né la macchina gli strumenti della repressione, ma la presenza in essi dei padroni che ne determinano il numero, la durata, la forza, il posto nella vita, e il bisogno di esse? E' ancora il caso di ripetere che la scienza e la tecnologia sono grandi veicoli di liberazione, e che è soltanto il loro uso e il loro condizionamento nella società repressiva che fa di esse il veicolo della dominazione? ".
Per più completezza di informazione
http://www.geocities.com/fylosofya/marcuse.htm
P.S. Da sempre, benchè abbia studiato filosofia (di cui tuttora sono appassionato) sostengo che alle teorizzazioni dei filosofi si può arrivare anche senza conscerli...per puro ragionamento e riflessione...