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****lgum può avere successo internazionale?


Silvio Scaglia vende (?) Fastweb agli Svizzeri e presenta ****lgum. Ma può un progetto italiano mirare ad avere successo internazionale?

Qualche giorno fa Silvio Scaglia ha presentato a Londra il progetto ****lgum, che ha finanziato personalmente al 90%, mentre è di queste ore la notizia della probabile vendita di Fastweb a SwissCom. Onestamente non è emerso nulla che sia degno di nota. Conoscevamo già quanto è stato dichiarato, forse l’unica novità è l’annuncio che sarà il prossimo Aprile il mese del lancio al grande pubblico. Per il resto, dinamiche di funzionamento e modello di business sembrano essere molto simili a quanto già dichiarato da Joost.



Quello su cui mi sembra più interessante riflettere è un dubbio che mi è stato evidenziato: “può un progetto italiano avere successo internazionale“. Diciamo innanzi tutto che ****lgum non può essere considerato un caso Italiano. E’ vero che il founder è Scaglia, e che facendo Silvio di nome è da considerarsi più italiano che mai. L’espresso di un paio di settimane fa però spiegava molto bene le dinamiche con cui questa operazione è stata messa in campo: tra Lussemburgo, l’Irlanda e, aggiungo io, Sophie Atipolis in Francia il buon Scaglia ha scelto veramente tutte le sponde giuste per far si che il progetto decollasse senza lasciare nessuna traccia nel belpaese. Anche il team di sviluppo, nato in forma ridotta in Italia, è stato sbembrato e progressivamente trasferito altrove.



Quindi ****lgum è un progetto che nasce già con un’impronta non Italiana. Ciò nonostante il dubbio è più che legittimo, e basta fare un rapido confronto con quello che sta succedendo per Joost per capire che non essere parte di un sistema vincente taglia pesantemente le gambe a chiunque. Joost, i suoi fondatori, sono ovunque, ma soprattutto sono dentro il sistema. Sono parte integrante di esso, sono nati al suo interno. Ne conoscono le logiche, in parte hanno contribuito a crearle. Hanno un numero impressionante di “backlink”, per cui riescono ad essere ovunque da Wired a Techcrunch. Questo ha fatto di Joost un progetto di successo già dai tempi di Venice. Non che questo farà si che il successo arrivi automaticamente, sarà comunque tutto da dimostrare, ma sicuramente male non fa.



****lgum parte a rimorchio ed i primi mesi sfrutta la scia. Già oggi, leggendo le reazioni alla presentazione di Scaglia, si comincia a parlare di un clone di Joost, di quelli che provano a cavalcare la stessa onda. D’altra parte Scaglia chi è? Ha creato Fastweb, un esempio di successo, ma fondamentalmente un esempio italiano e comunque legato ad un telecom operator. Janus Friis e Niklas Zennstrom, i fondatori di Joost, vengono invece da KaZaa e da SKYPE, sono considerati dei precursori, hanno due casi di successo internazionali, entrambi progetti Internet. Hanno gioito delle gioie della rete, e sofferto tutti i suoi mali. Sanno cosa significa costruire un progetto su scala globale, senza correre il rischio di pestare i piedi che hanno già pestato. Sono due ragazzi, che sono stati in grado di ralizzare fisicamente le basi del loro successo, programmando un sistema P2P che si è rivelato nel tempo particolarmente robusto e flessibile.

Joost è mainstream, ****lgum insegue. Potrebbe non essere affatto un problema, d’altra parte di spazio ce n’è. Il rischio però è che ****lgum tenti di sovrapporsi troppo al suo rivale, cercando il confronto sugli stessi tavoli. Ma la P2PTV è per un content producer, o per un Network, una piattaforma unica, quindi una volta ceduti i diritti a Joost, non sarà possibile mollarli anche a ****lgum. National Geographics ed MTV hanno già scelto Joost, ed il rischio è che lo trovino più credibile in tanti, rispetto al suo rivale minore.

Questo non vuol dire che ****lgum non debba lottare per garantirsi un’offerta premium, con contenuti e brand noti al grande pubblico che possano fungere da traino. Forse però ****lgum potrebbe tentare un cambio rapido di gioco, sul versante opposto della scacchiera, puntando fortemente su produzioni pro-am di grande qualità e, soprattutto, su prodotti nazionali, in lingua. Cioè: perché Scaglia non chiede - intanto - ad uno dei suoi di provare a creare un canale Italia, cosi da proporsi per primo come piattaforma P2PTV nel nostro paese? Stesso discorso per mercati vicini come Spagna, Germania, e la stessa Francia. Attenzione perché questo ragionamento potrebbe essere scambiato per bieca tattica, ma in realtà credo possa avere un forte valore strategico: tanto parliamoci chiaro, vincerà chi avrà più pubblico in ogni singolo mercato. E’ vero che gli spettatori in lingua inglese (e spagnola) sono i più interessanti in assoluto, ma è altrettanto vero che essere La Piattaforma di riferimento in diverse - importanti - nazioni potrebbe comunque stra-valere la candela.

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